Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/93

Da Wikisource.

attimo quando io mi fermai in mezzo ai filari e d’un tratto mi trovai avvolto come da una rete di fili luminosi.

Erano le lucciole; e il profumo della vigna pareva emanasse da loro.

Mi passò il desiderio di morire; guardai in su e mi parve che gli occhi delle stelle rispondessero al mio sguardo. Qualche cosa si slanciava dall’anima mia in alto, in alto, come uno zampillo di fontana, e ricadeva su di me rinfrescando l’arsura del mio cuore selvaggio.

Desiderai di vivere, di amare, di soffrire, di darmi tutto, di diventare un uomo pur io davvero, di parlare senza parole e di ringraziare Dio di avermi fatto nascere, di farmi soffrire.

Allora continuai ad andare verso il punto illuminato, ma a misura che mi avvicinavo, il chiarore pareva alzarsi sopra di me per sfuggirmi anch’esso e non lasciarsi raggiungere. Era una finestra alta, munita di inferriata: forse la finestra della cucina, forse della camera di lei. Io non sapevo.

Forse là dentro si chiacchierava, forse un cane nell’aia abbaiava. Io non sentivo nulla. Tutto era buio nel resto della casa e la porticina dell’aia era chiusa.

Rimasi alcuni momenti immobile attaccato al muro