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— Ma è pazzo anche lei? Dove vuole andare, malconcio com’è? piuttosto, se ne ha la forza, mi spacchi un po’ di legna.

Ed egli uscì subito sotto la tettoia che riparava la porta della cucina, prese la scure e si piegò su un grosso ceppo che la serva aveva trascinato fin là. Gli sembrava di ricordare una musica: «mi par di essere ancora a casa mia, laggiù e che il bifolco spacchi la legna nel cortile....» e batteva forte con tutte e due le mani la scure sul ceppo che teneva fermo contro il muro, con la speranza che ella nel sentire il rumore scendesse e lo vedesse così, umiliato al suo servizio.

Ma ella non scendeva: forse neppure sentiva il rumore: o forse lo sentiva e non scendeva lo stesso. Meglio o peggio? Si sollevò e si asciugò il sudore, pensando che era ben ridicolo ad abbandonarsi così alle sue fantasie: ma quando la serva lo pregò di andar su dalla signora, egli andò su con un tremito alle ginocchia: tremito, del resto, causato anche dallo sforzo di aver spaccato il ceppo, ma ch’egli aveva piacere di credere tutto effetto della sua passione.