Pagina:Deledda - Il sigillo d'amore, 1926.djvu/262

Da Wikisource.
256 il sigillo d'amore

lui il peccatore, — da molto tempo io ti conosco e ti seguo. Tu hai già dieci anni compiuti e ancora non sai nè leggere nè scrivere nè, credo, dire il paternostro. Tu hai per compagni i peggiori ragazzi del paese, che ti insegnano le brutte cose, e imprechi e maledici anche tuo padre e quella poveraccia della tua vecchia nonna che non bada a te perchè ha da combattere con troppe altre miserie. Per questo io sono venuto da te. Se tu vorrai, sarò io il tuo vero padre; vieni in chiesa, ascolta le parole che io rivolgo agli altri bambini: ti sentirai un’altra. Verrai? Me lo prometti?

— Sì, sì, — rispose lei, riavutasi completamente. — E lei mi darà le immagini e le medagliette.

— Ti darò le immagini e le medagliette; ma tu, in cambio, alla notte ritornerai a dormire presso la tua nonna e non andrai più coi ragazzi: e so loro ti vengono appresso scansali. Del resto anche loro adesso vengono in chiesa, e spero diventeranno migliori.

— Diventeranno migliori, — ammise Gina: — uno no, però, perchè è figlio del diavolo.

— Quale sarebbe?

— Che, non lo conosce? — disse lei sorpresa. — È Nigron, quello che porta il carbone. Egli viene di là, — ella aggiunse, additando la riva opposta del fiume dove il bosco si eleva come una muraglia nera. — Là c’è il