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Acquaforte | 275 |
fuggisti di casa, e invece di raggiungere il cielo sei finita in un sottoscala. Per te i grandi hanno pianto, leggendo la storia del servo che lungamente in segreto amò la padrona insensibile e interessata.
Anche ieri un uomo mi disse di aver passato la giornata più triste della sua vita confortandosi col leggere la storia del povero Fedele. Per questo ti volevo bene; perchè producevi del bene.
Ed ora scrivo la tua terza ed ultima storia, non per gli altri, ma per me.
Io ti ho lasciato crescere le ali e la coda, per farti volare. Dicevo a me ed agli altri: è un delitto opporsi alla natura, fermarne il movimento universale, sia pure col tener prigioniera una cornacchia e proibirle di continuare la sua specie.
Ti facevo crescere le ali e la coda; e la natura mi aiutava nell’opera buona. Poichè era il tempo degli amori e della cova dei tuoi simili; tempo di autunno, quando gli uccelli carnivori e predatori, che per procreare sdegnano il molle nido sugli alberi, si raccolgono nei ripostigli rocciosi, in alto, o sulle cime più alte costrutte dagli uomini. Ti eri fatta bella; avevi perduto le prime piume; te le eri strappate tutte di dosso, e le nuove ti rinascevano meravigliose.
Dove tu passavi rimanevano i brandelli della