Pagina:Deledda - Il sigillo d'amore, 1926.djvu/306

Da Wikisource.
300 il sigillo d'amore

Era il Vicario, donno Michele Zanche. Giovane ancora, nero ed aquilino, egli zoppicava d’un piede, ma non nascondeva, anzi pareva esagerasse questo difetto, tanto sapeva di piacere egualmente alle donne. La fama, infatti, già lo diceva amante della madre di Enzio, Bianca Lancia, concubina dell’imperatore, e la stessa Adelasia dimostrava grande simpatia per lui.

Infatti, nel riceverlo, s’era animata e fatta bellissima. I suoi occhi splendevano come i due diamanti del fermaglio che Enzio, il giorno delle nozze, le aveva allacciato sulla veste, fra seno e seno, per chiuderle il petto ad ogni altro amore che non fosse quello per lui.

E questi occhi vedevano, nel Vicario nero che aveva il viso rapace e lo sguardo nemico, quasi un messaggiero alato, biondo e bello come lo stesso Enzio: poichè notizie di Enzio egli le portava.


*


— Il nostro Re sta bene. Combatte da prode e nelle soste si diverte e combina canzoni d’amore. Una è giunta fino a noi, e noi l’abbiamo imparata a memoria per ripeterla alla nostra Regina. La ripeteremo dopo aver parlato degli affari del Regno.

Parlarono degli affari del Regno, che anda-