Pagina:Deledda - Il sigillo d'amore, 1926.djvu/56

Da Wikisource.
50 il sigillo d'amore

Bisogna avvertire che era notte e mezzo treno dormiva: quindi il viaggiatore non si meravigliò del profondo sonno del suo compagno; un bel momento, anzi, si addormenta anche lui. Ma un altro bel momento si sveglia e con terrore vede che il suo fino allora poco importuno compagno è stramazzato a terra e si muove solo per il traballamento del treno. Premuroso egli si precipita sul disgraziato, lo scuote, lo solleva, lo interroga, e infine si accorge che è morto.

— È morto, è morto, — pensa, con le mani fra i capelli; — e adesso Dio sa quante seccature avrò, se pure non mi accuseranno di averlo ucciso io.

Allora, cosa fa? Piglia e butta fuori dal finestrino il morto, col cappello bastone e tutto.

Ed ecco si arriva a Parigi, e i fratelli del morto vanno nello scompartimento per rinnovare il giochetto fatto alla stazione di Lione: prelevare cioè il caro cadavere, farlo scendere, condurlo in carrozza alla tomba di famiglia.

Che è che non è, guarda qua, guarda là, il morto non si vede più. Disperali interrogano il viaggiatore che tira giù le valigie e pare un bravo uomo.

— Per piacere, signore, non ha veduto lei qui un viaggiatore che dormiva?

— Sì, sì, — risponde l’altro, gentilissimo. — L’ho veduto. È sceso all'altra stazione.