Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/143

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Da tre giorni egli agonizzava nella capanna, e ancora Ulpiano Melis non aveva fatto parola a nessuno della disgrazia: curava da sé il ferito, con la ferma volontà di strapparlo alla morte; e le ore i giorni e le notti gli passavano in questa lotta inumana, in cui pareva che appunto la sua volontà, più che altro, impedisse all’anima del moribondo di andarsene dal corpo inerte.

Luca non si muoveva e neppure si lamentava: era tutto livido, ma di un lividore secco, freddo. Di continuo il vecchio scaldava i sacchi di lana che servivano da coperte e glieli stendeva sopra a vicenda: poi si piegava sulle calcagna e spiava sul viso di Luca i segni più lievi.

Ma quel viso era il viso stesso della morte; e della morte più triste: la disperazione, il disgusto, l’odio verso la vita e l’amore, il terribile senso del nul-

DELEDDA. Il vecchio e i fanciulli. 9