Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/165

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messa quello di Cristo; gli leverò la lingua tutta intera e la mangerò in un boccone. E i rognoni che danno forza? In ultimo succhierò la coda, piano piano, suonandola come un flauto di canna.»

Egli si godeva già il pasto mostruoso, crudele e vivificante, con un senso di voluttà carnale, come se sognasse di possedere con violenza una donna; ma ricordava anche, con tenerezza e rancore, la casa paterna, la madre che, se pure non si era eccessivamente curata di lui in altro modo, lo rimpinzava di cibo, gli serbava i bocconi migliori: eppure non desiderava tornare laggiù, di nuovo prigioniero, nella cinta dello sguardo nemico del padre: oh, no, la sua via era scelta: a piedi o a cavallo, in treno o sulle ali del vento, voleva andare alla guerra e fare ai nemici il bel trattamento che si proponeva di fare all’agnello rubato. Il cuore gli batteva forte, di speranza e di attesa, contro le pelli e i sacchi macerati del giaciglio che gli parevano il vello selvaggio del Luca di prima, e dal quale il suo corpo si liberava e risorgeva, rinnovato e fresco come l’asfodelo novello dal suo letto di foglie fracide.