Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/178

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lice verde davanti agli occhi del piccolo e segaligno funzionario, guardandolo coi grandi occhi neri languidi e sfrontati.

Egli si compiace al gioco, e forse la sua intenzione non è precisamente quella di acquistare i piccioni, perché quasi trasalisce quando d’improvviso mi vede, e pare si svegli da un sogno eccitante.

Io sorrido: è primavera: è primavera per tutti; e l’ingegnere, sebbene anziano e padre di numerosi figli, non può sottrarsi alla legge comune.

Vuol condurmi a casa sua: ma preferisco invitarlo io al Caffè sotto i portici. Il quadro intorno è piacevole, movimentato, pieno di figure caricaturali, miti e colorite; mi diverto, mi dimentico di me stesso: ma rientro subito nella realtà quando l’ingegnere mi dice:

— Ho ricevuto notizie di Antioco: ha ripreso i suoi famosi studî e cerca denaro per salvare la sua villetta dall’asta. Perché non la compra lei? Farebbe un affare; anche se non volesse abitarla, potrebbe affittarla; è un ottimo posto per villeggiatura: e in estate questi sono luoghi molto ricercati: tutti i contadini affittano le loro stamberghe e prendono fior di quattrini.

— Ma io non ho bisogno di fare l’affittacamere.

L’ingegnere si mise una mano sulla bocca, e