Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/57

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Ella risponde sommessa, ma ferma e quasi ironica:

– Le intenzioni sono in potere di Dio.

– Tanto è vero, – scatta d’improvviso il Commissario, – che la strada dell’inferno ne è lastricata.

Ma il suo accento non è scherzoso; anzi le incute una vaga paura; tanto più che egli solleva la voce e domanda, rude:

– Ella conosceva la signora Franci?

– No.

– Che diceva di lei il marito?

– Ne parlava con angoscia: diceva ch’ella, giovanissima, quasi ancora bambina, era nervosa, capricciosa, scontenta di lui e di tutto.

– Crede lei che ella fosse gelosa?

– Sì, egli diceva ch’era gelosa.

– Di lei?

– Non so, non credo: il marito non le parlava mai di me. Eppure...

– Eppure?

Noemi si scuote tutta: è stanca, sebbene l’interrogatorio non sia stato lungo nè tormentoso: ma ha paura che lo diventi, che, dopo lunghe inutili parole si venga ad una conclusione facile a ottenersi subito. Dice dunque:

– Eppure, sì, credo che la debolezza del marito verso di me abbia potuto esasperarla.

– Oh, brava, – esclama il Commissario,