Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/58

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sollevandosi sulla schiena; e i suoi occhi scintillano, come se egli cominci solo adesso a interessarsi della cosa. – Ella sa benissimo che tutto un mondo sotterraneo si agita entro di noi. Il signor Franci non parlava di lei alla sua signora; questa, però, intuiva tutto, e la sua inquietudine nasceva da questo.

– Non ho precisamente affermato questo, – tenta di difendersi Noemi.

– Non lo ha precisamente detto; ma lo ha pensato: il che è lo stesso. Allora...

La voce di lui s’è fatta sempre più dura e fredda, come d’un tratto agghiacciata. Noemi ne sente il soffio fino al cuore: pensa:

– Adesso egli conclude che la vera colpevole sono io: io che ho messo la discordia fra i due sventurati; il veleno in mano dell’una o dell’altro.

Il Commissario prende appunti nel suo misterioso taccuino: parole nere che non si cancelleranno mai più.

«Adesso mi dichiara in arresto».

Ella attende, mordendosi il labbro inferiore per nasconderne il tremito. È pronta: perchè dunque ha paura? Vede anche le labbra del Commissario muoversi; non ne sente però le parole.

E si svegliò, con un senso di angoscia, ancora più profondo di quello dell’incubo.