Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/233

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Egli la fissava, coi suoi piccoli occhi di cinghiale, e provava, suo malgrado, un senso di allucinazione: gli pareva che un’aureola bianca circondasse il viso scuro di lei; ma quel profilo di sfinge, duro sullo sfondo ambiguo della notte, non gli era nuovo: era quello della moglie morta.

Antiche superstizioni affiorarono al suo pensiero, come meduse dalla profondità alla superficie del mare: egli le ricacciò in fondo. Sua moglie era morta, e i morti non ritornano, sopratutto se non hanno amato in vita.

Eppure un tremito, se non di fede, di speranza terrena, tornò a serpeggiargli nel sangue, quando la cieca si rivolse e disse:

— Il malato è lei, don Felice.

*

Egli battè il bicchiere sulla tavola e imprecò come i carrettieri dell’osteria.

— Mannaggia al vino. Adesso mi spiego tutto. È quella pettegola di Lisendra che ha spiato i fatti miei e li è venuti a spifferare a voi. Adesso mi sentirà.

La cieca tese la mano, per cercare quella di lui, per calmarlo.

— Lisendra le vuol bene. Le vuol bene fin da bambina — ripetè; e la sua voce era sempre sommessa e ardente, quasi complice, come quella