Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/100

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— Maria Concezione, sono venuto per te. È da molto che non vedi l’Aroldi?

Ella arrossì, ma rispose la verità: erano quasi tre mesi che non vedeva il giovine; e nel calcolare quel tempo, che con la tristezza delle cattive giornate, non era stato breve, si domandò come faceva a vivere, così, di nulla come una povera vecchia rassegnata.

— Perché? — domandò con una pallida curiosità, ma già preoccupata per l’interessamento di Serafino.

— Senti, Concezione, tu devi parlarmi con sincerità. Sei proprio decisa a non aver più a che fare con lui? Lo hai dimenticato?

— Ma, non so neppur io. Non si comanda ai propri pensieri: ad ogni modo è meglio che il giovane sia lui a dimenticarmi. E sarò contenta quando i lavori della strada saranno finiti ed egli se ne sarà partito.

— Un’altra cosa prima di proseguire su quest’argomento. Ma non ti sdegnare. A suo tempo ho imposto ai miei fratelli e al nonno di non darti molestia: egli però sembra preso dalla manìa di un possibile matrimonio fra te e Pietro: s’è deciso per Pietro — aggiunse sorridendo, — perché è il maggiore: e mi ha tanto ossessionato, che sono venuto anche per questo. Non c’è proprio nessuna speranza?

— È proprio una domanda di matrimonio?