Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/179

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il figlio di nessuno, l’uomo senza terra e senza pace, fosse vivo o morto. Riuscì facilmente a scovarlo, con la chitarra che luccicava alla luna: tutti e due, l’uomo e lo strumento, vigilati anch’essi dalle loro ombre. Più che altro, essendo il viso di Aroldo coperto dal cappello, ella riconobbe questo cappello, e le scarpe, e una mano che sembrava quella di un morto, posata anch’essa sul guanto della sua ombra.

Una pietà prepotente, quasi selvaggia, come quella che spinge anche gli uccelli di rapina ad aiutare e cercar di salvare il loro simile in pericolo, le sciolse e raddolcì il sangue inacidito: se lo sentì scorrere come un vino generoso, dai piedi alle orecchie; ebbe desiderio di inginocchiarsi presso il giovane, scuoterlo dal suo cattivo sonno, dirgli:

— Senti, Aroldo; siamo entrambi due infelici, ma se tu ne hai la forza, possiamo vivere come fratello e sorella, come gli uccelli della stessa tribù, che sono troppo vecchi per accoppiarsi ancora.

Ma aveva abbastanza conoscenza degli uomini, ed anche di se stessa, per non abbandonarsi alle sue romanticherie. Ad ogni buon fine, poiché aveva portato la famosa coperta per coprirne Aroldo, difenderlo dall’insidia malarica della notte, dagli insetti, da qualche