Vai al contenuto

Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/27

Da Wikisource.

— 21 —


Allora egli tornò a guardare in alto, verso quel quadro che egli solo vedeva.

— I primi tempi, certo, saranno duri, ma io, ripeto, ci sono abituato. Sono forte — disse stendendo le braccia coi pugni stretti, — sarò il capo fila: e il padrone lo ha bell’e indovinato. Del resto si arriverà solo al principio della buona stagione, e per noi uomini non sarà poi difficile accamparsi come i soldati. È una vita, anzi, che fa bene. E poi si sarà provvisti di tutto, anche di vino, di caffè, di medicine; anche il medico ci sarà, promette l’impresario, che, d’altronde, non ingaggerà se non uomini sani e più che capaci. Costruite le prime case, passata la cattiva stagione si penserà poi a far venire le donne.

— Ma, e come faranno? Sole?

Era la madre, che di nuovo s’informava, sebbene anche lei già un po’ disincantata del racconto.

— Oh, sì, e perché no? Ci sono le mogli e le sorelle degli emigrati che non domandano di meglio che di raggiungerli. Si va dove Dio ci aiuta a vivere; e non è detto che si debba vivere sempre in paese straniero. Se qualche donna vorrà venire laggiù le si manderà i soldi per il viaggio, e le si andrà incontro allo sbarco, che non è lontano. Il difficile è piuttosto il viaggio nell’interno, se la strada