Pagina:Deledda - La danza della collana, 1924.djvu/241

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Straniero.

In tutti i modi non sarebbe che una pena breve, compensata poi da una grande fortuna.

Figlia.

Cosa intende lei per fortuna? Lei diceva poco fa che un mendicante può aiutare un re meglio che il re possa aiutare lui. La fortuna non è la ricchezza, è la forza di essere di sopra degli altri, fedeli a sè stessi e alle leggi eterne della coscienza umana.

Straniero.

Lei mi dà lezione, signorina; ed io ho piacere di sottomettermi: però, mi permetta una domanda: se questa fortuna le venisse in eredità da un parente scevro dei torti ch’ella in cuor suo attribuisce al mio amico, la rifiuterebbe egualmente?

Figlia.

Se io me ne riconoscessi erede legittima, o l’attribuissi a meriti esclusivamente miei, mi dichiarerei io stessa idiota a non accettarla; ma senza curarmene come mi curo della mia vera fortuna, che è tutta in me.