Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/168

Da Wikisource.

— 162 —


— Ma nulla! — esclamò l’altro scrollando le spalle: e parve tornato l’uomo burbero di prima.

Anche la breve e calma notte di giugno fu di aiuto al maestro. Dopo essere stato a conferire con l’altro contadino, che intese subito tutto e non fece commenti, egli ritornò sui suoi passi, rifacendo il giro del giardino e della casa. Tutto era quieto: e anche le tavole di marmo, nell’ombra lunare degli alberi, e le fresche panchine, pareva s’offrissero a lui, se voleva distendersi e lasciarvi un po’ della sua pena. Ma la sua pena egli se la sentiva dentro come un’asta che lo sorreggeva dal calcagno alla nuca, e non voleva cederla a nessuno.

Il lume ardeva ancora nella stanza: la donna però era andata a coricarsi sul giaciglio del soppalco, lasciando sul pavimento sotto la scaletta le pianelle rosse polverose che usava solo per casa e con le quali era fuggita sotto i colpi di Antonio.

Il maestro guardò fisso le pianelle, con l’impressione che dovessero muoversi e parlare.