Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/43

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tro con violenza, togliendosi ogni momento la pipa di bocca per sputare senza riguardo.

— Se sono proprio contento? Ma proprio contento, sì, — esclamò con enfasi che però sembrava sincera. — Lo sarei di più, certamente, se Marga, mia moglie, non avesse quel malanno. A dirlo in confidenza, anche per il parere del medico, ritengo sia più che altro una cosa nervosa, che spero le passerà col tempo e se lei acconsentirà a cambiar aria. Ma è una donna testarda in quanto a questo: non esce mai di casa e non ama gente estranea.

— Io allora?

— Ah, lei è un’altra cosa. Lo aspettava come il messia. Da tanto tempo lo aspettava; e credo appunto che la sua presenza le farà bene.

— Sì, ho notato anch’io qualche cosa di strano negli occhi e nella voce di tua moglie. Per esempio, parla in modo curioso del marito morto.

Antonio depose la pipa sulla tavola, in modo brusco, e rise: di un riso però falso e teatrale.

— Ci siamo! Questa appunto è la sua fissazione: ricordarsi del suo famoso Adelmo come di un eroe o di un santo. Io credo lo faccia un po’ per ingelosirmi. Questo Adelmo io non l’ho conosciuto, ma ne ho sentite! Già era più vecchio di lei, e da una fotografia che lei tiene nascosta come una reliquia, si vede una brutta