Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/61

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paese è più giù, e io adesso ci pensavo appunto.

— C’è il mare, al tuo paese?

— Oh, no. Ci sono le montagne, che sono, vedi, come queste trincee che i soldati hanno fatto con la sabbia, ma molto più grandi, alte, coperte di alberi e di cespugli.

C’è il gatto mammone? — lei domandò messa un po’ in terrore da tutta quella grandezza sconosciuta.

— Ma no, bella: il gatto mammone non esiste.

Lei si ribella: no, il suo patrimonio di sensazioni forti non dev’essere defraudato: si ferma, s’impunta.

— No, sai, il gatto mammone proprio esiste: l’ho sentito io, di notte, quando tutto era chiuso. Gnauhh! Gnauhh!

E dà anche un lieve morso alla mano del nonno per avvalorare la sua imitazione.

— Brava, brava, — dice lui fingendosi impaurito e lasciandole la manina per soffiarsi sulla sua. — Va via, gatto mammone.

Il riso di lei parve ancora una volta più iridescente del mare e dei prati in fiore: ed egli ebbe quasi paura di quel momento di felicità, sebbene si volgesse in là per non farsi vedere a ridere anche lui.

— Giochiamo ancora, — propose lei riafferrandogli la