Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/20

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punto però i giornali cessarono di cadere e Josto potè dormire in pace, mentre il padrone che non leggeva più, cadeva nella tristezza de’ suoi sogni indecifrabili, sul cui sfondo grigio passava, nube sottile, qualche pensiero distinto.

Una notizia della città ove risiedeva il parente lontano, letta in fondo all’ultimo giornale, gli richiamava al pensiero la giovine nipote. I parenti e gli amici gliela assegnavano per isposa, non essendovi in paese alcun partito degno di lui. Egli, che non pensava ad ammogliarsi, non s’era mai fermato a considerare la proposta dei parenti e degli amici; ma in quella sera, in quell’istante di desideri anormali pensò con improvvisa dolcezza alla elegante fanciulla lontana e si domandò se l’avrebbe sposata. Gli parve di sì, e per questa improvvisa decisione volse un po’ la guancia per sentir meglio la tiepida morbidezza del cuscino; allora più distinto e soave ebbe il desiderio di una mano giovane e delicata che, posandoglisi sull’ardente fronte, gliene assorbisse i torbidi umori. L’avrebbe forse risanato, o almeno gli avrebbe dato una dolcezza così profonda da farlo addormentare.

Si sentiva solo, profondamente, desolatamente solo. La malattia aveva fugato anche il suo ultimo capriccio per una bella e facile paesana, il cui ricordo ora gli riusciva disgustoso.

La sera avanzava con la triste dolcezza dei