Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/48

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mettersi in ascolto perchè il padrone le impose di lasciar la porta aperta.

Maria rimase in piedi, e siccome egli, invece di parlare, chinava le palpebre con grave espressione di sofferenza, gli tastò il polso e disse:

— Mi pare che tu sia soltanto molto debole. Non hai preso nulla? Che vuoi?

— Voglio che tu rimanga qui!

Ella lo guardò stupita, ma credendo che egli vaneggiasse non lo contraddisse.

— Resterò: sta quieto.

— Sai, — diss’egli vivamente, comprendendo ch’ella lo riteneva febbricitante, — ieri notte ho bevuto troppo, ho preso troppa aria e mi ha fatto male: ho passato un’orribile notte, e solo ora la febbre mi ha lasciato. Il medico me lo diceva però che mi guardassi, che se ricadevo guai! Ora invece son ricaduto ed ho paura, e desidero che tu resti qui, capisci, perchè nessuno si cura di me... — e la voce si abbassò in una sommessa vibrazione d’amarezza, — e non solo per me, ma anche per la casa...

— Ma... tuo padre non c’è?

— Oh, mio padre!..., e sorrise guardando in alto; ma l’amarezza della voce passava al sorriso ed allo sguardo.

— Riposati per ora. Penserò, — disse Maria commossa.