Pagina:Deledda - La via del male, 1906.djvu/160

Da Wikisource.
158 la via del male


— Non so. Certo è che tutte le sere Francesco Rosana va a visitare Maria, e quasi ogni giorno manda regali. Tutti dicono che gli è stata concessa l’entrata1 in casa Noina. E del resto, cosa c’importa? Addio. Mettiti a bagno2.

IL viandante s’allontanò, ma Pietro fischiò per richiamarlo.

— Senti, tu! Mi dimenticavo. Io volevo stasera ritornare a Nuoro per un mio affare; se zia Luisa t’interrogherà, le dirai che io ero già partito, quando tu sei passato. Hai capito? Così dirò che ritorno per rifornirmi di viveri.

— Va bene, buona notte.

Pietro s’avviò, più cieco e triste della notte. Perchè andava? Dove andava? Che avrebbe fatto? Egli non lo sapeva, ma andava. Andava come l’ariete che spinto dal prurito della sua testa verminosa va a sbatterla contro una pietra, un tronco, un ostacolo qualunque.

Bisognava camminare, vedere, cercare un sollievo peggiore del male.

Per un buon tratto di strada Pietro camminò così, spinto da un impulso cieco: le tempia gli battevano forte, gli pareva di udire un galoppo di cavalli su una strada rocciosa; vedeva grandi macchie violette volteggiare nell’ aria fredda della notte.

Ma a poco a poco si riebbe. Guardò il cielo, per indovinare l’ora dal corso delle stelle, vide

  1. L’entrata, permesso di visitare la fidanzata.
  2. Saluto scherzoso.