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la via del male 267


— Sì, siamo nati per morire, — convenne zia Luisa.

Tuttavia riprese a parlare d’affari:

— Senti, Pietro; tu che ora giri, sapresti dirmi dove si potrebbe collocare qualche migliaio di lire, con garanzie valide e discreti interessi?

— Lo dirò al mio socio: potremmo prenderli noi, i vostri denari, — disse Pietro, quasi con degnazione. — Garanzie? Tutte quelle che vorrete. Oramai abbiamo del credito.

— E quando ti ammoglierai? — chiese poi zia Luisa.

— Oh, c’è tempo! Quando sarò ricco! — rispose scherzando il giovine; ed i suoi occhi corsero a Maria.

Ella ascoltava e taceva, coi gomiti sulle ginocchia e il viso fra le mani. Ogni parola di Pietro la colpiva.

— Chi può sapere? — ella pensava. — Sì, egli può diventar ricco: non è forse diventato ricco anche mio padre? Chi sposerà egli? Non si sa. Ah, forse era meglio che io l’avessi atteso: Francesco non sarebbe forse morto, io non avrei sofferto tanto... Ora tutto è finito...

In quel momento la voce fresca e quasi infantile di Sabina risuonò nel cortile.

— Zia Luisa? Ci siete?

— Siamo qui, vieni.

Appena vide Pietro, la ragazza si turbò alquanto; ma la sua voce risuonò ancora più alta e allegra, d’un’allegria forzata: