Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/175

Da Wikisource.

— 169 —

marito, che ha una carbonaia sul monte, e si diletta anche lui di caccia, le farà compagnia.

— Bene, bene.

— Peccato che il tempo si guasti, — ella dice, mentre una prima raffica di vento sbatte gli usci della casa con rimbombo di fucilate.

Anche le imposte della loggia si spalancano, e il cane, scappato fuori a curiosare, per poco non precipita nel vuoto.

— Domani verrà il fabbro, per mettere la ringhiera; domani. — Tutto domani: anche una piccola riparazione ad una scarpa del cacciatore, spaccata da un sasso della strada. Per adesso, poiché la pioggia scroscia, non c’è che da aspettare la sera e pensare alla cena. E bene ci pensa l’agile donna, con l’arrostire sulla graticola un pollo alla diavola.

Il grato odore richiamò l’uomo nella cucina, che per quanto nuova arieggiava le antiche, col camino profondo, gli utensili di rame, le armi da caccia. Sì, anche queste: anzi, per la loro quantità e varietà, per il senso di antica amicizia che le accompagnava agli spiedi, alle graticole, alle borse per munizioni, ai trofei di pelli e di ali imbalsamate, pareva di essere nella casa di un guardia-caccia, in mezzo alla foresta.

E mentre il cacciatore prendeva posto davanti al camino, col cane accovacciato ai piedi, e di fuori i castagni rombavano come tanti torrenti, la donna spiegò il mistero: