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mentata e gagliarda, sopra la solitudine grigia della piazza lastricata di pietre fluviali, sul frontone di una casa, era una targa verde-castagno, con una scritta rossa:
Circolo dei cacciatori.
Egli affrettò il passo, e come un colpevole che vuol nascondersi imboccò un viottolo, poi un altro, finché si trovò ai piedi del bosco. Tornavano le nuvole, da tutte le parti, in lotta fra loro: i vecchi castagni brontolavano sordamente, come frati dietro un funerale: l’ostilità e la desolazione del luogo crescevano, nonostante il fumo dei comignoli delle ultime case dei contadini, e l’annunzio giocondo delle galline che avevano fatto l’uovo. Si udì anche un abbaiare di cani, e l’uomo si guardò attorno per vedere dove si era cacciato il suo.
Invano fischiò, richiamandolo; dovette salire l’erta, scendere dalla parte opposta; i cani abbaiavano più forte, ma nessuno si faceva avanti. Solo Bob, eccolo finalmente: corre incontro al padrone, con un volatile in bocca: un bel volatile grosso, fulvo, con la cresta dello stesso colore, gli speroni che sembrano due piccole corna.
— Disgraziato, tu hai preso un pollastro!
Senza abbandonare la preda, Bob scuote la coda in segno negativo; mentre gli occhi, sopra