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248 | g. deledda |
— Se non me lo dice il vecchio non entro.
— E entra! — disse il pastore, senza muoversi, e sputò.
L’uomo entrò. Sembrava giovanissimo, era piccolo, bello come una luna, bianco, con occhi metallici che penetravano fino all’anima di chi fissavano.
— E perchè dunque tagliavate pietre, quassù! Lo dicevo io che doveva esser un matto! — disse Sidra.
Ma nonostante le sue parole beffarde ella faceva la graziosa, i suoi occhi scintillavano, la sua persona sembrava ringiovanita di cinque o sei anni. Il giovine si sedette, si rivolse a zio Sidru.
— Il bisogno, zio Sidru, il bisogno! Voi che avete la saviezza dell’aquila, dite, è da matto far di tutto per il bisogno? È da matto o da savio?
— Da savio.
— Da savio! Giusto. Sentite, zio Sidru, io sono cacciatore di professione. Cacciatore! Benissimo. Ma di caccia non si vive.
— Io ho un’arte in ogni dito! — gridò poi; e sollevando una mano aperta, con l’altra contò