Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/162

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mentato. E lei a sua volta ricordava il loro primo incontro, il canto dell’usignuolo che purificava la notte e pareva scacciasse d’intorno a loro tutti gli spiriti del male; e si passò la mano sugli occhi per togliersi il velo d’orgoglio che la divideva da lui.

Ecco, sì, il velo cadde, la muraglia cadde; adesso lo vedeva bene, il Simone ch’ella aveva atteso e atteso, il Simone che aveva camminato e camminato per arrivare a lei. Era sul suo grembo, ritornato davvero bambino. Era l’uomo in grembo alla donna; il fanciullo innocente al quale la madre insegna la buona strada.

Allora ella non ebbe più vergogna, nè paura, nè orgoglio: solo aveva il senso di una responsabilità quasi spaventosa. Un uomo era lì, ai suoi piedi; ella poteva stroncarlo come un fiore, servirsi di lui come di un’arma; poche parole e il destino di lui era mutato.

Esitava quindi a parlare. Gli passava le dita fra i capelli umidi e un tremito lieve agitava le sue ginocchia sotto il peso della testa di lui.

— Alzati, — disse finalmente. — Tu sai