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piangeva; e le lacrime cadevano sui capelli di lui e scintillavano come la rugiada sull’erba.
Ma egli parve destarsi d’un colpo da quell’attimo di sonno: con un tremito nel collo tentò di affondare meglio la testa fra le ginocchia di lei, e non riuscendovi si sollevò, protese il viso, cogli occhi chiusi e le labbra aperte, avide, — poi com’ella cercava di liberarsi le riprese le mani tenendole strette come fra due artigli.
— Marianna, — mormorò senza voce, eppure minaccioso e supplichevole; e poi dolce e promettente ripetè: — Marianna!
La sentì vibrare e poi calmarsi abbandonandogli fiduciosa le mani; allora si calmò di nuovo anche lui: non tentò oltre di baciarla, e cominciò a parlarle, piano, senza voce, col viso proteso sotto quello di lei che si chinava ad ascoltarlo.
Che cos’è? La voce di lui o la voce della tanca animata dal canto degli usignoli, scossa dal vento lieve che accompagna il sorgere della luna quando ogni foglia si agita la-