Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/141

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Pazienza! È un filo, un soffio, e deve lavorare per la nonna paralitica e tre sorelline piccole. Nè babbo nè mamma, pazienza, ma far lei da babbo e da mamma a diciott’anni, signorina mia, pensi!

— Come lavora? — domandò Lia.

— Scrivo a macchina. La macchina gliel’ha comprata una signora benefica, che va a trovare la povera paralitica: si chiama la signora Bianchi.

Lia trasalì. La signora Bianchi era la stessa che aveva mandato le rose rosse, a lei ed a Justo sposi; che li aveva sovente invitati alla sua tavola scintillante di cristalli e di sorrisi, e che ancora di tanto in tanto mandava a prendere Nino e Salvador per offrire la loro compagnia gaia e semplice al suo bimbo malaticcio.

— La signora Bianchi, io la conosco.... Sono stata a pranzo da lei....

La serva le balzò davanti, fissandola in viso con occhi scintillanti.

— Anche lei la conosce? È stata a pranzo? Allora....

Lia scosse la testa con fierezza.

— Ma io non ho bisogno di nessuno! Rosa!

— Non si sa mai, signorina mia; non si sa mai!

— Tacete! — disse Lia irritata. — Meglio morire che viver di elemosine.

Una mattina arrivò l’inquilino. Salvador era