Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/161

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Spazio ce n’era; ma la casetta, che in maggio e giugno era stata abitata da cacciatori, conservava ancora un odore di selvaggina, sebbene l’aria entrasse a fiumi per i due ingressi, uno dei quali dava sul sentiero della brughiera, l’altro su un cortile attiguo alla spiaggia. Lia fu colpita dalla rassomiglianza del luogo col suo paesaggio natìo; solo, la spiaggia era meno lontana, e più in giù dalla casetta, sorgeva una fila di ville circondate di giardini, rosse e bianche sullo sfondo turchino di un piccolo golfo, e più giù ancora la torre di un castello medioevale appariva nera tra il verde di una pineta, il cui mormorio pareva ripetesse quello delle onde.

La padrona della casetta serviva in uno dei villini, ma consegnando le chiavi a Lia le offrì di farle la spesa, alla mattina, poichè l’unica rivendita di generi alimentari era lontana, al di là del castello.

Lia accettò, e partita la donna si trovò di nuovo sola coi bimbi in mezzo alla brughiera; ma durante la giornata non si accorse della sua solitudine, occupata a riordinar la casetta ed a rincorrere i bambini che ogni momento scappavano verso la spiaggia. La loro felicità riempiva di luce la sua anima inquieta, come la luminosità