Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/177

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alghe. Ma fortunatamente c’è qualcosa da cui si può sperare più che dalla società.

— Che cosa, signora Lia? — egli disse con finta curiosità.

— C’è un misterioso potere che ci guida anche se noi cerchiamo di resistergli. Dio? Il destino? Chissà. Certo io che sono povera, che sono la più umile delle donne, sento di dover la mia rassegnazione e, diciamolo pure, la mia fierezza, a questa speranza in un aiuto che non viene dagli uomini. Io spero sempre in una giustizia superiore. Essa non abbandonerà me nè abbandonerà i miei bambini. Questo mistico senso di speranza non mi ha mai abbandonato, neppure nei momenti più neri della mia vita: è una luce che come quella del sole traspare anche attraverso le nuvole più cupe. Io spero sempre, signor Guidi, non so in che cosa, ma spero. Gli stessi avvenimenti della mia vita m’insegnano che noi non siamo padroni della nostra sorte: c’è una mano che ci guida, e anche se noi vogliamo andare a destra ci spinge a sinistra, e par si diverta ad ammucchiare davanti a noi gli ostacoli per aiutarci a varcarli, e tende davanti a noi un velo che ci dà l’illusione dell’orizzonte, mentre l’orizzonte vero è al di là, al di là, e noi lo intravediamo solo nei momenti di elevazione, quando appunto questa misteriosa mano ci solleva, come la mano della mamma solleva il bambino curioso....