Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/186

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E poichè Lia si alzava, col braciere fra le mani, ricominciò a gridare:

— Stia lì, stia lì; un minuto secondo!

Ma Lia aveva da fare e se ne andò: di là li sentì a discutere e a parlare d’arte; poi uscirono assieme, ma il Guidi risalì subito dopo e la chiamò.

— Sa che devo partire, signora Lia? Mi mandano in missione in Sicilia: starò assente due mesi, forse tre, forse più....

Ella lo guardava con diffidenza: le pareva di provare un senso di sollievo, quasi di gioia, per l’improvvisa notizia che combinava così bene coi suoi desiderî; eppure sentì ad un tratto come un vago rimpianto. Egli se ne andava: forse non sarebbe più tornato: forse non si rivedrebbero più. Perchè questo le dispiaceva?

Ma egli fissò sul viso di lei i suoi occhi in quel momento duri e freddi, ed ella non pronunziò le parole gentili che le venivano alle labbra.

— Senta, signora Lia, io terrò impegnate le sue camere: se però la missione si prolungasse molto la avvertirò in tempo onde possa affittarle ad altri. Le dispiace?

Ella disse di no: no, non le dispiaceva. Perchè non si disimpegnava, come aveva deliberato? Le pareva d’essersi ingannata sui sentimenti dell’uomo a suo riguardo: egli era lì davanti a lei, freddo, più estraneo che mai. Che egli parta, e se