Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/202

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co, e quando ne difendeva la moglie, la signora bella e ricca, che «viaggiava», che passava La sua vita un po’ qua un po’ là, da Rimini a Taormina, da Roma a Venezia, come una rondine libera e padrona dello spazio. Lia si sentiva piccola e più povera del solito quando l’immagine di questa donna le passava davanti, rapida e incerta appunto come quella di una rondine a volo: e poi si accorgeva della sua umiliazione e anche di questo s’irritava

Ma cercava ancora d’illudersi sui suoi sentimenti e scacciava le immagini moleste. Le pareva che solo un senso di pietà la spingesse a pensare a quelle figure di estranei apparse a caso nella sua via. Ma era tempo di non occuparsene più. Via, via; via la figura bella e languida dell’uomo che si era seduto accanto a lei sulle alghe e l’aveva guardata con un profondo invito negli occhi: via la rondine che passa e ripassa attorno a lei, e talvolta, nell’aria crepuscolare, prende l’aspetto triste del pipistrello. Perchè pensare a gente che, dopo tutto, si crea l’infelicità, quasi per un morboso bisogno di tormento? Essi son ricchi, son giovani e sani: che altro occorre nella, vita per esser felici? L’amore non esiste, dice il pittore: e sorride guardando il viso di Lia già un po’ arso dalla fiamma di un’idea fissa.

— Adesso andiamo bene: ha ripreso l’espressione sua. Sono contento....

Una mattina però Lia lo sorpreso triste e cu-