Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/253

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— Sono peggio che solo! Veda, anche la mia famiglia mi ha rinnegato, perchè ho voluto riacquistare la mia libertà. Eppure non sono cattivo, nè disonesto: lei oramai lo può dire.

— Lei è buono!

— Buono forse no, ma cosciente sì. So quello che faccio, e non mi pento delle mie azioni. Lei forse voleva che io andassi via di qui, dopo quella sera; e non ha insistito, forse per orgoglio, forse per pietà; ma certamente ha creduto che io mi pentissi d’essermi confidato a lei.

— E allora perchè.... — ella ricominciò vivacemente, ma non proseguì.

— Perchè non ho più parlato? Perchè mi è parso che a lei non piacesse di ascoltarmi!

— Oh, non è vero!

— Allora sono sempre a tempo a dirle tutto. Non adesso, però. Vada; ma prima mi dica che ha fiducia in me....

— Se non ne avessi non le permetterei di stare in casa mia!

— È convinta che io non le farò mai che del bene?

Le aveva ripreso la mano e la tratteneva e la respingeva, come combattuto dal desiderio e dal timore di attirarla a sè: finalmente la lasciò libera, sebbene non avesse ottenuto risposta alle sue domande, ed ella uscì, rapida, ripetendo fra sè le parole di lui: — Io non le farò mai che del bene.