Pagina:Dell'Oreficeria rispetto alla legislazione.pdf/10

Da Wikisource.

— 8 —

sico, nei vetusti tesori de’ templi indo-cinesi, provano che l’orificeria fu un arte gentile condotta con maestria e perfezione, la quale insegna che quegli antichissimi popoli, che forse non si conobbero fra loro medesimi, non furono sforniti affatto di certe cognizioni fisiche e chimiche.


III.


La orientale e nomade famiglia patriarcale dei tempi biblici ebbe le armille, gli orecchini d’oro e d’argento, e usò gli anelli nuziali; come pure troviamo che le selvaggie tribù dell’America ambiscono di ornarsi di monili, fibule c gambaletti di materia preziosa cui per istinto corre appresso tutto il genere umano, e neppur la religione la ripudia, ma ne fa belli i tempi, gli altari, le celle sacrate e i simulacri degli Dei. Che se lo stoico e il moralista pensano che sarebbe per lo migliore l’astenersi da cotali gingilli, parendo agli occhi loro inutile vanità; nondimeno il genere umano non parendo inclinato a tanta rigidezza di dottrina, li terrà sempre in onore e se ne farà bello, massime quando il merito dell’arte contende con quello della materia. E se per improbabile ipotesi queste dottrine trionfassero e la stirpe umana divenisse un popolo di eremiti come quelli che dimorarono già nei monti della Tebaide, l’oro e l’argento cadendo a vil prezzo, cesserebbero anco dal servire ad uso di moneta. Ma ciò non essendo possibile, poichè l’uomo è tirato per indole alla ricerca