Pagina:Dell'Oreficeria rispetto alla legislazione.pdf/18

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fici a loro soggetti. E siccome pare fatato che i più massicci errori economici nascano e fioriscano in Francia, l’esempio della tirannia delle maestranze là si sviluppò e tiranneggiò le officine e i mercati, specialmente regnando quel re noverato fra’ santi. Allora fu compilato quel codice delle corporazioni intitolato libro de’ mestieri, il quale con lo scopo di metter fine agli inganni, soggiogò le industrie, quasi come al presente son soggiogate le nobili discipline coi gradi accademici, colla scienza comandata e tutte quelle pastoie meritamente sfatate dai propugnatori dell’insegnamento libero. Sotto i suoi re dispotici in Francia fu schiacciato lo spirito di novità e d’ogni genere d’intrapresa. I fabricatori sotto al rigido dominio dei preposti del governo, e che a sua imitazione esercitavano loro mestiere con duri modi, non si potevano arrischiare a nulla senza conculcare le leggi e mettersi a rischio di veder distrutti e confiscati i loro beni. Da pertutto i regolamenti sanciti dal principe ordinavano agli operai il modo di lavorare contrastando ogni mutamento con castighi severissimi. La storia delle umane aberrazioni è ricca d’insegnamenti: l’autore di cotali statuti fantasticava di conoscere meglio di chi fatica per vivere come si cavi la seta, si prepari la lana e il cotone, come si maneggi il fuso e la spola. Anche l’arte dell’orafo patì violenze in quasi tutta Europa, e per conseguenza l’amore per essa scadde e passò dagli artisti agli artieri che la maneggiarono con quella circospezione e abilità che usa nel ferro il magnano. Nulla-