Pagina:Dell'Oreficeria rispetto alla legislazione.pdf/30

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Il commercio de’ metalli preziosi non lavorati addomanda naturalmente l’intervento de’ saggiatori i quali muniscono i possessori di un biglietto o documento onde viene certificata la quantità della materia pura in quei metalli contenuta, e se ne fossero stati richiesti imprimono nella verga una cifra che indichi la bontà. In antico la bontà era calcolata in ventiquattresimi di oncia detti carati: ora in generale ove è invalso il sistema metrico per legge e consuetudine, questa cifra rappresenta il numeratore di una frazione il cui denominatore invariabile è il 1000. Pertanto dove una verga contenga per metà metallo puro si dice che il suo titolo è di 500/1000; se ne contiene tre quarti, allora il titolo è 750/1000; se poi è tutta materia pura il titolo è 1000. Trattandosi tecnicamente della bontà de’ metalli preziosi, in pratica si usa tacere il denominatore annunziando soltanto il numeratore, e però dicesi tal verga essere a 750, tal’altra a 816, e così via discorrendo, come si potrà vedere nella tabella della bontà dell’oro e dell’argento nelle provincie italiane, a pag. 25. I marchi di saggio impressi dai saggiatori patentati ed i loro biglietti, sono in Francia per così dire, i passaporti pel commercio dei metalli preziosi grezzi; ed ivi accade spesso che per maggior sicurezza ed esattezza l’operazione di un saggiatore si fa verificare da un altro, e anche da un terzo se v’ha disparere fra i primi due; ovvero si ricorre al saggiatore delle zecche la cui decisione equivale all’ultimo appello. Qualunque saggiatore nel marcare la verga se ne fa mallevadore,