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Terza. 203


Massima, che vien confermata anche da chi agisce per pratica senza avvedersene, (avvegnachè di sentimento contrario) con l’applauso e stima, che fa del temperamento di mano, perchè questi, altro non significa, e può dirsi che sia l’estratto di quell’istesso principio, che da esso viene impugnato, come si è veduto di sopra.

Prima di passare avanti per dar esecuzione al mio assunto, mi sia permesso che faccia alcune premesse, che serviranno per facilitare l’intendimento di quanto sono per dire in appresso.

Primo: che sopra ogn’altra cosa è necessaria la fermezza del Cavaliere in sella, come si è veduto nel Capitolo antecedente, perchè la mano possa esser ferma, e sempre in grado di potere agire a suo talento.

Secondo: che alla mano non si appartiene che di dare il cenno, e la norma alla potenza motrice della qualità dell’azione, e del come dalla medesima deve essere eseguita, con additargli tutte le circostanze, nella forma istessa che la penna dà regola all’inchiostro, che deve formare il carattere, senza lasciare indietro cosa alcuna che possa darli risalto; e tutto ciò deve fare senza pigliar parte alcuna nell’esecuzione dell’azione, alla riserva di porgerli ajuto quando bisogna, e di prescriverli il limite dentro al quale deve esser messa in opera.


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