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412 Parte

viene di tal sostanza nella fine di questa stagione, e nel principio della susseguente, che mangiata dal bestiame, cagiona in esse quel male che chiamasi anticuore, il quale fa cader morto all’improviso quello che è grasso ed in tuono.

Onde per por riparo a sì grand’inconveniente, è d’uopo che il custode subito che vede l’abondanza della pastura, divida il magro dal grasso, e faccia sfiorire e snervare al primo che ha bisogno di maggior governo la medesima, e dopo così snervata, vi faccia passare il secondo, al quale è di bastante nutrimento anche la poca che vi resta, e così si rimedia all’eccesso che cagiona quell’intemperanza da cui dipende lo sconcerto, e nell’istesso tempo si provede al bisogno dei magri, e di dannosa si fa divenire utile e di profitto.

Ma se non ostante tutta la diligenza usata qualcheduno viene attaccato da questo male (ciò che suol succedere a quelli di buona bocca, che mangiano più degli altri) è forza di ricorrere al rimedio del fuoco, per tagliar loro il corso prima che s’interni.

Suole l’anticuore attaccare le parti d’avanti più spesso che quelle di dietro; si conosce da un’enfiagione, che apparisce nel suo principio nell’esterno del collo, o nel petto, quale immediatamente s’interna verso il cuore, e giunta ad esso lo fa cader morto e però chiamasi anticuore; e quella che apparisce nelle parti di


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