Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LIBRO QUINTO | 301 |
mando soltanto ambedue i Norici situati alle estreme parti dell’Istro, esposti a continue scorrerie e di pochissimo profitto all’imperiale tesoro;come pure annualmente quel tanto d’annona ch’egli stesso di proprio arbitrio statuirebbe. Non più in fine dovrebbesi contribuire ad essi danaro comunque, riducendosi ogni loro desiderio a strignere amicizia e lega in guerra co’ Romani per combattere chiunque si movesse, impugnate le armi, ad assalire l’impero.
Da Alarico in urbana guisa e modestamente propostisi tali accordi tutti ammiraronne la moderazione; Giovio non di meno e gli autorevolissimi dopo il principe asserivano doversi rigettarli, avendo con giuro protestato di non appaciarsi giammai seco. Poiché se la fatta solenne dichiarazione riguardasse il Nume forse potuto sarebbesi non osservarla, dalla bontà divina sperando il perdono di così enorme delitto; ma giurato avendo per l’imperiale rapo non aveavi più mezzo di mancarvi. Tanto era guardinga la mente di coloro, i quali, nulla curando il Nume, governavano a que’ dì l’impero.