Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/406

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sprovveduto nemico, imprudentemente invitandolo a pugnare per l’intera salute o rovina, Giuliano dichiarò che consentito non avrebbe in tempo veruno di fare altrove parola d’accordi, trannechè nella reale residenza di Ctesifonte, dqve egli in breve recalo sarebbesi.

Ben presto i fatti vennero ad accopiarsi alle minacce, e le opere ai proponimenti. Eguale a tanto consiglio, un esercito s’allestì in diligenza, il ’più numeroso per avventura, che, dopo quello d’Antonio, condotto in Persia v’avessero in nessun tempo i Romani. Forte di novantacinque mila uomini, eomponevasi esso dal nerbo delle legioni occidentali, comandate pressochè tutte dall’instrutto valore de’ capitani, che sotto’ gli ordini dell’attuale lor principe militalo avevano nelle guerre tedesche. Parecchj corpi d’arabi ausiliarj formavano la cavalleria leggiera, cinquanta navi armate la flotta militare onde proteggere il passaggio dell’esercito pe’ fiumi, altrettante erano le opportune a costruire ponti, mille quelle a trasportare militari arnesi e vettovaglie (86). Apparecchiata ogni cosa, l’imperatore allo spuntare di primavera, abbandonata la sua capitale,.visitato il sepolcro d’Annibaie a Libissa, confortate dalla sua compassione e da’suoi soccorsi le sciagure di Nicomcdia, e disprezzata la molle ed insolente capitile della Siria (8/), che lo sdegno provocare osò del suo principe, raccolse le sue schiere a Jerapoli, ultimo confine romano al di qua della Mesopotamia, e marciò sopra Carrè, celebre


per la sconfitta de’ Crassi. Staccato ivi un corpo di trenta mila combattenti, guidato da Procopio e da Sebastiano, ebbe ordine di avanzare oltre Nisibi, farsi iu