Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/416

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vantavano a grandi giornate i principi dipendenti, in ausilio del loro signore, e della sua capitale (100), e i Romani potevano ragionevolmente temere di trovarsi chiusi tra la città nemica, ed i nemici eserciti. Abbandonando dunque una laboriosa e difficile oppugnazione, sembrava offerirsi come più salutare consiglio il penetrare nelle fertili provincie dell’Assiria mediterranea, farsi incontro agli eserciti reali, e, poichè negli eserciti appunto risiedono le fortezze, i regni, ed i re, sconfiggerli, e con essi conquistare o frangere almeno la monarchia.

In tale partito, riesce estremamente malagevole immaginare, come un esercito penetrando nel centro d’un vasto regno, dovuto avesse far dipendere la sua salute e trarre le sue sussistenze dalla sua flotta, la quale conservare esso non poteva senza regolar la sua marcia su i movimenti di quella, ch’è quanto a dire, abbandonar la conquista, e limitarsi a camminare lungo i fiumi; e dalla quale eziandio potuto non avrebbe discostarsi per correre il paese, senza perderne la comunicazione, e così abbandonarla all’utile ed alla potestà del nemico (101).

Dove la pusillanime marcia lungo i fiumi, non fosse stata per essere non solo infruttuosa, ma contraria eziandio alla natura d’un’invasione, che ne’ colpi risoluti ed arditi avviene sempre che riponga la speranza del suo riuscimento, il metodo di guerra fin qui da’ Persiani osservato, d’abbandonare il terreno, e ritirarsi ne’ luoghi chiusi e muniti, da cui irrompere opportunamente, convertita l’avrebbe in una scenica, a così dire, militare rappresentazione, e poichè a termine