Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/419

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suo nemico Ricevasi, la quale avendo potuto egli riconoscere sino dall’aprirsi della campagna, tanto più ad accusar viene la sua imprudenza. Fino dalle prime i Persiani ricoverando ne’ monti e ne’ luoghi muniti, opposero a’progressi de’Romani la inondazione de’ fiumi e le incessanti scorrerie: sino dalle prime a misura che quelli appressavansi, abbandonavano essi gli aperti villaggi, abbruciavano le messi, distruggevano i bestiami, e circondavano il campo romano di uno spaventoso deserto. Dopo la mancata alleanza dell’Armenia, la invano attesa riunione del corpo di Procopio e di Sebastiano, e l’incendio in ispezieltà della flotta, una tal sorta di guerra inspirare doveva assai gravi timori, e disporre a prudenti consigli.

Ben presto in fatto trovossi cinto l’esercito da ogni più lagrimevole difficoltà. Esso avea distrutto i suoi viveri e la sua flotta, tentata indarno la strada dell’Assiria mediterranea, e perseguitato da un attivo ed instancabile nemico, temeva, a ragione, nella certezza dell’avvicinamento di grandi eserciti, l’ultimo e totale suo eccidio. Iu cosi ardua situazione, e nulla ornai più potendo intraprendersi offensivamente, fu risoluto di declinar verso i monti, e marciando sopra l’Armenia meridionale, recarsi, se fosse stato possibile, a grandi giornale nella Corduena (105), provincia che riconosceva la dipendenza dell’Impero, e sede di quegl’instancabili Carduchi che tanto potuto aveano riuscire funesti ai diecimila.

La prospera battaglia di Maronga (104). seguita indi a settanta stadj di cammino, la prima propriamente