Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/420

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campale che accettata avessero i Persiani, rinfrancò lo spirito abbattuto de’ soldati, senza apprestare peròniun efficace alleggiamelo ai presenti o futuri bisogni della fame, che ogni di più infieriva. A somiglianza del Macedone, die negò dissetarsi alla presenza de’suoi soldati di tema che quella vista non fosse per accrescere la sete loro, Giuliano ricusò ei pure i viveri dell’imperiale sua mensa, e li distribuì all’esercito (105). Ma tali soccorsi che la bontà e la politica provavano del principe, niun clìicace sollievo recar potevano alle angustie d’una militare moltitudine.

Quanto piu vasti erano stali i proponimenti, quanto meglio avvisate le speranze, tanto più infelice offertasi al pensiero la presente situazione. Quell’esercito a cui nel suo ingresso nella Persia, poco parea l’acquisto di si vasta contrada se sino alle Indie non estendeva gli ambiziosi desiderj, ora stremato d’ogni maniera, con la fame che il preme, e l’inimico che l’incalza, va cercando una fuga, avventuroso assai se con essa salverà i proprj avanzi. Il forte sebbene e virile spirito di Giuliano non poteva non rimanerne percosso. La sua costanza potè un istante vacillare, e per avventura, il rimordimento della troppa temerità con cui erasi a tanta impresa abbandonato, risvegliò le larve della sua fantasia. Una notte, destatosi dal breve suo consueto riposo a meditare e comporre, come, ad immagine del Magno Giulio, far sempre ei voleva, mentre più intento ha lo spirito intorno ad alcune filosofiche sentenze, ecco alla sua tenda apparire, e lento appressarsi, lento partirsi, quel Genio dell’Impero che a