da un lai fondo comune una pressochè eguale originaria attitudine. Ma il faceto che ha per iscopo d’istruire
rallegrando lo spirito, non d’innalzare il cuore o la
mente, fa sua materia gli usi ed i costumi, attinge i
colori nella civil società c seguita di questa i cangiamenti, ed ora esulta con Aristofane tra la licenza dei
mercati e delle assemblee popolari, ora con Molière
tra la gentilezza delle corti e delle conversevoli adunanze, per negare indi a breve tempo capricciosamente
al suo autore, que’ pieni c plaudenti teatri che procacciato aveagli sotto il quattordicesimo Luigi. Nè le lingue
pur esse da tali vicende si scompagnano. Le sozzure
del comico ateniese espresse anche col meccanismo delle
parole, non eccilerebbono il riso oggi tra noi, come del
pari gl’Iddìi trascinati qua c là sulla scena per occuparli
ad ogni più indegno servigio, non troverebbono linguaggio alto ad esprimersi. Il lepido ed il faceto nei
Greci manifestasi assortito all’indole de’ loro governi,
poichè quindi pur sempre deriva ogni pubblico costume, e da qui prende colore ogni letteratura: libero cioè
ed ardito ne’ modi, triviale spesso e popolaresco nelle
immagini, di certa naturale sprezzatura nell’andamento,
negletto ed insieme rapido, conciso, saltellante nella
locuzione. Come sperare di rendere grato un tale lepore
all’indole circospetta di popoli sudditi. ed a gentili e
contegnose brigate, nelle quali l’artifizioso costume,
smarrir fece ogni traccia del naturale carattere? e in
qual guisa si potrà ciò ottenere, se esso perdette l’opportunità delle circostanze che lo fecero nascere? e come