Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/460

Da Wikisource.
110

ranza ilielro questa giusta osservazione: elidetti spectanius astra, comune cedimi est, idem nos mundiis involvit. Quid interest, </iia i/uisi/ue prudenti a veruni inquinai? uno itinere non polest pennellili ad tam grande secretimi. A cui il divino Amlirogio con <|iiella gloriosa fermezza che annunzia l’arcivescovo il quale sarà per trarre a pubblica penitenza il suo imperatore, risponde: quoti vos ignoratisi id nos Dei voce cognovinius. F.l quoti vos suspicionibus quterilis, nos ex ipsn sapientia Dei et ventate comperluni habentus. Non congruunt igitur vestra siobi senni, f’os pacati Diis vestris ab imperatoribus obsecratis: nos ipsis imperatoribus a Christo pacati roga mas. Così dun’qne Dio squarciò per Ambrogio la densa notte con cui ricopre ì suoi misteri!

(là) I falsi, coloro che abbracciavano la nuova religione per piacere al principe o per paura di lui, i martiri quelli che preferivano di piacere al ciclo.

(1 6) Sembra in fatto che si voglia maliziosamente far intendere oltre il vero, allorchè si ripete che Giuliano abbia abbandonata la religione de’ suoi avi.

(l^j) Secondo Zosirao (a) la conversione di Costantino non avrebbe avuto effetto che dopo la morte di Crispo c di Fausta. Il passo è notevole per la sua. ingegnosa malignità. Dopo avere narrata I’ uccisione di Crispo, ed il soffocamento di Fausta, l’autore aggiunge: Il orimi ipse sibi consciiis, et preeterea conlemptee sacranientorum religionis: ad flamines accedette admissorum lustraliones poscchat. His respondentibus, non esse traditimi lustrntionis modani, qui tam foeela eluere pianila possel. tFgyplius quidam, ex Hispania Romani delatus palatinisque mulierculis familiaris Jaclus, et ad Constantini colloquiala admissus, sententiam doctrinee chrislianoruni habere vini abolendi quodeumque peccatimi confirmavil, et id

(a) Itisi, nova, lib. a, pag. 180.