Pagina:Della Porta - Le commedie II.djvu/121

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atto primo 109

le scopriremo all’ultimo esser tu quello, e tentiamo con qualche inganno l’animo suo.

Amasio. Cosí faremo: entriamocene in chiesa.

SCENA IV.

Pedofilo, Sinesio, vecchi.

Pedofilo. (Ho visto Amasio con la balia di Lidia che se n’entra in chiesa. Faccia Iddio che questa amistá che ha preso con Lidia non lo conduca a qualche mal passo, ché, se non m’inganno, mi par che n’arda fieramente. Ma veggio Sinesio venir verso di me, e pensa ad intronarmi la testa ch’io dia Amasio, come se donzella fusse, per isposa ad Erasto; cercherò schivarlo per questa strada).

Sinesio. Pedofilo Pedofilo! di grazia non partite cosí tosto, perché ho da ragionarvi d’un negozio.

Pedofilo. Che negozio avete voi meco degno di tanta fretta?

Sinesio. Due parole e non piú.

Pedofilo. Non ho orecchie per ascoltarne una sola.

Sinesio. Prego vi che mi doniate udienza.

Pedofilo. Ed io vi prego che non mi tratteniate.

Sinesio. Userò con voi le piú brevi parole che potrò.

Pedofilo. Orsú eccomi, con patto che la spediate tosto.

Sinesio. Fra gli amici non bisognano preamboli per guadagnarsi la volontá: però vengo liberamente all’importanza del fatto. Voi dovete sapere ch’io non son de’ minimi della mia cittá, e che tra voi e me non ci sia molta differenza. ...

Pedofilo. A che effetto cotesto?

Sinesio. ... E sapete che non ho altro figlio che Erasto, e toltone una picciol parte che darò a Lidia, le restanti mie facoltá scranno di Erasto. Le sue qualitá non bisogna che le dica, ché giá la fama con onorato grido n’ha ripiene l’orecchie di tutta la cittá. ...

Pedofilo. Niuno ve ne dice il contrario.