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DELLE DONNE 253

forza, e l'affetto alla debolezza. Dalla colleganza e dal temperamento dell'uno e dell'altra, mediante la famiglia e la sociale convivenza, la natura fa sì che la forza sia addomesticata e temperata dall’affetto, la debolezza sia aiutata dalla forza. Per quanto gli uomini facciano, essi non potranno mai rovesciare impunemente le condizioni dell’ordine naturale». Non diversamente pensava Melchiorre Gioia1, e in questi ultimi tempi i due più potenti pensatori del liberalismo italiano, Giuseppe Ferrari2 e Giuseppe Mazzini3, aveano pure in proposito le stesse idee. Furonvi bensì e vi sono anche in Italia scrittrici e scrittori, le cui lagnanze contro la presente condizione sociale delle donne, sembrano escludere ogni idea di superiorità maschile in nessuna sociale incombenza, superiorità che in fin dei conti è per ciaschedun sesso in diverse sfere conseguenza inevitabile della stessa premessa circa le differenti attitudini e tendenze di ambedue. Ma appunto sono quelle piuttosto vaghe aspirazioni, che espliciti reclami, il che non toglie del resto che da questa parte le conchiusioni di non pochi recenti libri italiani intorno alla quistione femminile riescano non abbastanza rassicuranti, e che quelle vaghe aspirazioni vengano a buon diritto reputate poco meno pericolose delle manifeste esagerazioni.

Non i soli filosofi del resto hanno trattato fra noi dei caratteri distintivi e delle attitudini naturali del sesso femminili, ma anche i fisiologi, i cui lavori in proposito sono assai recenti. Meritano di essere specialmente menzionati fra gli

  1. Melchiorre Gioia, Dissertazione sul problema, quale dei governi liberi, ecc. In questo scritto il Gioia insorse primo fra i moderni italiani contro le ingiustizie delle leggi a danno delle donne, e invitò le donne a prender parte alle politiche rivoluzioni del suo tempo.
  2. Giuseppe Ferrari, Filosofia della rivoluzione, «Il capo rilevasi nell'uomo; egli si sente più operoso, più forte, più giusto; la donna si sente sommersa, riservata pudica» (ap. Mazzoleni, La famiglia, p. 35, v. sotto, p. 270).
  3. Giuseppe Mazzini, Doveri dell'uomo (ap. Mazzoleni, l. c., p. 56).