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DELLE DONNE 59


Il più grande artista, uno dei più possenti ingegni d'Italia e del mondo, Michelangelo Buonarroti, aggiungeva agli altri allori quello del poeta-filosofo, onorando con versi sublimi l'immortale Vittoria Colonna, e più tardi il Tasso e l'Ariosto, benché senza deliberato proposito, pur contribuirono anch'essi non poco, illustrando le immaginarie eroine de' loro poemi, a tener vivo nelle menti il concetto di virtù femminili rivaleggianti con quelle degli uomini. Né fra gli scrittori italiani dei passati secoli, che resero onore e giustizia alle donne voglionsi dimenticare Baldassare Castiglione nel Cortegiano1, Lodovico Dolce nel Dialogo della institution delle donne2, Alessandro Piccolomini in una Oratione in lode della donna3 e Tommaso Garzoni in un Discorso sopra la nobiltà delle donne4. Il Castiglione fa discutere gli interlocutori del suo Dialogo fra le altre cose anche sul merito delle donne, in guisa da far trionfare la tesi sostenuta da Giuliano De Medici, che: «se in ogni tempo vorrete misurare il valore delle donne con quel degli uomini, troverete che elle non sono mai state, né ancora sono adesso di virtù punto inferiore agli uomini»5, e che «sonosi trovate di quelle che hanno mosso delle guerre, e conseguitone gloriose vittorie, governato i regni con somma prudenza e giustizia, e fatto tutto quello che s’abbian fatto gli uomini. Circa le scienze, non vi ricorda aver letto di tante che hanno saputo filosofia? altre che sono state eccellentissime in poesia? altre che han trattato le cause, ed accusato e difeso innanzi ai giu-

    cristiane non molto si convengono insieme colle gentili, né hanno desiderato giungere ad un istesso segno».

  1. Il Cortigiano del conte Baldassare Castiglione; Firenze, Le Monnier, 1855.
  2. Dialogo della instituzione delle donne di messer Lodovico Dolce; Venezia, Gabriel, 1553.
  3. Oratione in lode delle donne detta in Siena agli Intronati, di M. Alessandro Piccolomini, stampata insieme al Della nobiltà ed eccellenza delle donne, di cui sotto a pag. 64, nota 2.
  4. Venezia, Imberti, 1588.
  5. Ib., p. 198.