Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/32

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— 18 — di Dante migliore „. O- E veramente grave difetto fu agli occhi di cotesti cinquecentisti la ruvidezza della lingua e dello stile dantesco. Lodata era l’invenzione di quel pittore che, volendo sotto bella immagine mostrare quel che valesse V uno e V altro dei due poeti, " gli finse ambedue in un verde e " fiorito prato, che egli avea dipinto sul colle d’EH" cona, e diede in mano a Dante una falce, il " quale (avendo la veste succinta alle ginocchia ) la

  • menava a cerco, tagliando ogni erba ch’egli con la

" falce incontrava. E gli dipinse di dietro il Petrarca

    • che, vestito di veste senatoria, giva scegliendo le no**

bili erbe e i gentili ’fiori „; tutto per mostrare " la licenza dell’uno e il giudizio e la osservazione dell’altro „ (2). Vero è però, e ne va tenuto conto, che queste accuse venivano da agente di poca autorità, come il Tomitano, il Giraldi, il Ruscelli, ed i giudizi eran presi piuttosto dalle Prose del Bembo, che nati da propria convinzione; tanto è vero che, mentre non trovavan modo di scusare Dante da quelle che credevano licenze, trovando poi nei Trionfi voci. " nor> pure innovate, ma torte dal comune uso e messe con altra significazione e con altri accenti, che non avea fatto nel suo canzoniere „, giudicavano, " essendo il Petrarca giudiziosissimo „, che ciò non fosse avvenuto " per mancamento di giudizio „,*raa che cosi si dovesse fare {^). (») TOMITANO, ivi, p. 286. (•; GiRALDij Discorso dei Romanzi; I, 153. (3) Giraldi, op. cit.; I, 153-4.